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Un popolo di lavoratori
Come pecore e cani
andiamo
verso un nulla senza ritorno:
bevendo vino,
colorando con i nostri sogni
da perfetti idioti vite
che non viviamo e che mai vivremo.
Siamo soli in un mare di solitudine:
è la razza umana:
sciocca, intraprendente,
volgare.
Siamo così.
E non c'è pietà
per noi
nel regno di Dio.
Non c'è pietà per noi
nel regno dei sogni
che non viviamo
e che vediamo
solo
attraverso i riquadri
delle nostre ipocrisie,
delle nostre menzogne
-le più delicate-.
Perché siamo delicati imbroglioni,
presuntuosi
quadri
picassiani
fatti solo di parole
e polvere.
Siamo fatti di piccole stelle cadenti
che trovano un loro non luogo
solo quando amano -amano!?-
qualcuno,
qualcosa:
una nota,
una carezza,
un'anima in viaggio.
Siamo l'aria che respiriamo
- e non sappiamo che siamo aria che respiriamo-.
Siamo carezze inespresse,
mai fatte.
Siamo i silenzi
-che non abbiamo-
quando di notte
un bambino piange.
E siamo i cani
che di notte
abbaiano in corsa.
E siamo le corse di quei cani.
E siamo i loro silenzi
(Siamo i silenzi
che non facciamo!).
Siamo un popolo di lavoratori,
di mani,
di viaggi mai fatti,
di sogni mai realizzati.
Non dirò cosa dovremmo essere
(dirò cosa siamo e cosa non siamo).
Siamo dei selvaggi, sempre.
Siamo come la carne dei maiali
che ci piace mangiare.
E siamo infidi
-anche quando portiamo la barba-.
Ma non siamo scaltri.
Siamo ingenui!
Siamo un popolo
di lavoratori infelici -infelice-.
Siamo il mare che (di notte) è in tempesta
e che dona alla spiaggia una sorda verità.
Siamo il faro che non funziona.
Ma non siete chi vi sfrutta.
Non siete -o siamo!?- la Rivoluzione.
Non siamo -o siete!?-
il mare ma non siamo la tempesta.
Siamo il senso
del benessere
che non abbiamo
e che mai avremo.
Siamo il denaro
che portiamo in tasca
vilmente
e siamo
il disprezzo
che proviamo per chi non ne ha,
per chi è diverso,
per chi è solo.
Siamo lo specchio
in cui ci specchiamo
ed io sono maturo
per dire
che siamo
un popolo di lavoratori stanchi
(con le mani a pezzi dopo millenni di fascismo)!
"Noi siamo il fascismo che non possiamo fermare!".
Siamo il dittatore
con le mani lavate
e i piedi scalzi per il caldo.
Siamo il castello in pezzi!
Siamo il tempo maturo - ma siamo o siete!?-
che decide di dare
vento di tempesta.
Siamo il tempo
che dona alla terra
la giusta risposta.
Siamo le nostre mani rotte,
distrutte,
egnate dal tempo,
dallo sfruttamento.
Siamo l'imperatore
con le mani infuocate
e
-con le stesse mani-
siamo coloro
che disprezzano il silenzio.
Siamo le mani del potere che detesta il potere
E per questo resta solo
il disprezzo.
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