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PENSIERDEPENSATO
Porte socchiuse
tra le stanze della mente
perpetuano il bisogno
di un sorriso
Come un viso nell'ombra
nel sussurro della notte
nelle nottate d'estate
di gelide risate che bruciano
ingannate nel fuoco del tormento
e nel vento diventano rumore.
Umore
nero liquido schizzo sulle pareti
sui gradini di una chiesa
sulla lista della spesa che spesso
dimentico a casa
quella casa troppo frequentata
pur non amata
e nel ricordo scordata deformata
confusa con un cimitero.
Spazio sincero e s'incera la faccia
quella vecchia comare
giù al mercato con aria regale
regalando consigli
pettegolezzi sfrontati fin troppo
ascoltati ma ora no! dissento e non sento
altro che pioggia nel vicolo
dove giocano a dadi i soliti
disertori e ubriachi e senzatetto e professori
e nel letto mi rigiro nervoso.
Provo a scordare quel figlio
ch'è morto a vent'anni e vorrei essere
io a lavare i suoi panni
nell'ora dell'addio ma Dio
non c'è si occupa
d'altro e d'altra parte
conviene
restare a letto e sognare
magari d'annegare nel fiume di
vergogna che
m'assale quando cerco di
scordare
d'essere solo al mondo e per il mondo
poco più che fumo
un bene di consumo consumatore di grumi di
spazio.
Ricordo quel vecchiaccio
che non trovò di meglio che
affogarsi per poi ripensarci e rinunciare al solo
atto che l'avrebbe reso libero
dalla libertà imposta con la
forza e rimpiazzata dal più forte sulla piazza.
Ora in piazza sono solo con un solo pensiero che
mi uccide uccidendosi
e portandosi dietro la mia volontà
perché il bisogno d'affrancarmi dalla
vita
è più forte della forza dei comandi
e come grandi distese di un azzurro
immenso
si avvicinano giorni
d'oblio.
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