Trasognato su tende e velluti
tra le scure paratie insonorizzate,
necessari ed ovattati spessori di silenzio
nell'avidità' fuggente
di scovare sotto il mio pesante posacenere
le ultime briciole intatte
di questa eternità,
Trascino lento le mani tra cornici e bottoni
scivolando sulle geometrie imperfette
di questo mogano rosso e antico
mi coccolo di morbidezze
gioco con i ghirigori della trama
del velluto
del sedile
trono sconfitto
d'un abbandonato regno di sapere
intravedo addormentato
l'operoso andirivieni
d'un cimitero decadente
affollato di becchini in doppio petto
e madame su calze a rete e
chanel numero cinque,
Trangugio vino e sogni
e questo pernicioso chiacchierare,
questo funambolico abominio di torture
mi desta,
sulla corda tesa d'un arco
teso verso un futuro
onirico e sciocco,
dove persino la cultura,
ultima dEA,
ha gia' fatto le valige.