Il vento soffia gocce lievi,
del tempo vorrei il passo
che sfiora la terra che non tocco.
Resto fra lieti ormeggi a cullare
il pensiero ormai stanco,
sviscera rancori che sanno
di antico sapore acerbo e maturo,
aspre pagine di metallo prezioso.
Osservo il fluire costante
in acque torbide ma serene,
sale alla gola un nodo lento
come cappio di carne e sangue
croce al riscatto dovuto.
Accolgo l'oblio,
lavacro che scivola nella pelle spessa,
ne assaporo il silenzio muto
di sorrisi eterni.