Sento ritornare nel vento
urla di bambino
innocui sguardi persi nel gelo
sopra un vetro appannato
e le parole aggrappate le une alle altre
per non disperdersi
a scrivere interminabili righe
lungo i muri glabri delle baracche.
Il reticolato odora di ruggine e sangue
di mani protese
aperte a raccogliere l'ultima luce
d'un sole magro e dilavato.
Questo male che distrugge di dentro
la pietà di un Dio emarginato
impotente nelle camere a gas,
un Dio che muore, insieme, in un mucchio di ossa crocifisse.
Non nascono rose
nei lager dei deportati;
il silenzio dei campi ha il suono del metallo
corrusco.
Gli strazi non hanno pace, né tempo,
neppure reclamano vendetta
ma memoria, quella sì,
eterna.