Racconto delusioni e sogni infranti,
nelle mie lacrime rosso sangue
giace una franca disperazione.
Sei maledetta mi disse lui:
mi hai avvelenato e soggiogato
in una trappola d'amore.
Allora voglio brindare in tuo onore
mia bella puttana triste
tutta agghindata a festa,
guardi colui che vorresti
ma che non avrai mai.
Povero piccolo abete
innamorato dell'ulivo.
Vi amate giorno e notte
senza potervi ne toccare
ne concedervi attimi di piacere.
Mio povero abete
come ogni anno vieni sacrificato per una festa che non ti appartiene,
tu che sei anima della natura
vieni violentato e sradicato
dalla macchina umana,
e mi vergogno io e ti chiedo umilmente perdono
per il male che la mia razza ti infligge da secoli.
Sepolto in una bara sintentica
compresso da luci, festoni, palle superbe
che celano false speranze nelle loro decorazioni natalizie.
Babbi natali, renne, una ipocrita religione.
Spariscono i tuoi meravigliosi colori
a malapena resisti a respirare
a malapena resisti nel vivere.
L'ulivo ti guarda compassionevole
e vorrebbe unirsi con le sue radici
alla tua linfa vitale.
Supplica la Dea Madre
ma a questa ingiustizia nulla può.
Allora la ghiandaia
ogni tanto gli regala qualche attimo d'amore
posandosi prima sull'ulivo
e regalando la sua corteccia all'amante.
L'agonia finirà presto
e ognuno può immaginare in che modo barbaro e spietato.
Una vecchia puttana triste
e un ulivo senza frutti si ameranno per sempre.