È vano il tuo parlarmi,
albero solitario
che ancor rami spogli
al cielo tendi,
non ascolto
la tua voce saggia
che mi invita,
a prender da te,
esempio.
Tu, pur se
dal vento sferzato,
pur soffrendo il gelo,
sopporti rassegnato.
Salda è la tua fede,
certo sei, dell'imminente
primavera.
Sono stanca di attendere,
vivo di sole e di luce,
mal sopporto i coni d'ombra.
Ho bisogno di sentirmi
lucertola adagiata sul muro,
d'esser farfalla e volare
nell'azzurro cielo,
mutar la pelle
come la serpe a maggio.
Lungo è il tuo viver,
amico albero,
tempo hai per attendere
e sognare,
caduca è invece
l'umana sorte:
un attimo, solo
un'irripetibile attimo
è dell'uomo, la vita.