Rivedo ogni giorno
l'ultima scena della nostra commedia,
la rivivo battuta per battuta,
centellinando le parole,
sentendone il gusto amaro sulla lingua
e l'odore della tua vendetta mi sale alle narici.
Ti ho nutrito per mesi col mio cibo avariato,
che hai ingoiato senza sputare,
mandando giù rancore e solitudine,
sperando finisse presto
ma senza avere il coraggio di smettere
dando eutanasia verso quello che c'era
e non sentivi più...
Ed hai atteso un gesto di follia, frasi sconnesse,
una telefonata interrotta,
per rigurgitare tutta la tua rabbia verso di me,
gettando nella melma il tuo cuore,
trascinando con se il mio, spezzato,
reo soltanto di avere sempre avuto paura
di un sentimento mai provato,
della sua intensità e della sua grandezza,
facendomi pagare il prezzo più alto
e scaraventandomi nella solitudine...
Una vendetta maturata nel tempo, piano,
lenta, inarrestabile, che aspettava solamente il suo innesco
per esplodere facendomi a pezzi,
sparpagliandoli in un futuro che mai più
li ricomporrà...