Ho progettato con pazienza la mia tranquillità,
ho ammassato marmi e marmi di certezze.
Ho edificato una città di incanto e verità,
persa oltre il confine dell'angoscia sopita.
Là sedevo, dove spazio e tempo sono nulla,
nella quiete ineffabile dell'eterno,
dove ogni pensiero è vasto e dolce oceano.
Ma sul mio trono melanconico ora attendo,
suggendo ancora un poco il dolce vino del languore,
e col capo reclinato e la corona pendente sogno
il giorno in cui mostrarti questo mio manco splendore.