Lacrime agli occhi,
i miei occhi,
stanchi, allucinati, libidinosi...
Inebetito dal frastuono interiore
pensieri s'alternano ad impulsi focosi...
le mie tempie s'imperlano di sudore,
e 'l malessere mio cerco di placare
in questo mare... l'anima mia muore
per poi rinascere ancora
quasi come si volesse far torturare,
quasi sapesse il mio nome... Narciso.
Inebetito da ciò che non posso essere,
inebetito da ciò a cui voglio rassomigliare
soffio via questo malore
per recarmi ancora a sudare..
d'un tratto il colletto
si fa stretto sul mio collo
in piedi, coll'ansia aspetto
finchè sfinito, in me stesso non crollo.
Il petto mio si gonfia d'orgoglio,
falso ottimismo, ipocrisia vera
che tende ad ingannare me stesso
straziandomi, ancora ed ancora...
Di consolazione c'è solo la sera,
appiccicato a quel coso io tremo,
con una mano fredda
e l'altra rovente,
attendo, guardingo, quasi fossi un serpente,
che tenta d'ingannare il tempo e lo spazio
colle sue ridicole mute,
pur sapendo, nel profondo,
che la Morte colpisce sovente,
le vite in tal Limbo perdute.
Così superficiale, così malinconico, le energie mie sprecate,
un urlo di dolore taciuto nel petto,
ancora a riparlar del bello
ancora a riparlar delle conferme,
ancora le solite mura rimarcate,
dalla lama che me stesso lacera
senza ritegno, nè pietate.
Mi chiedo come possa esser accaduto,
mi chiedo quale sia stato il movente,
che di me ha fatto
un tal demente,
un demone senz'ali,
o un angelo senza pari, lasciato da solo
poichè incompleto
tra la razza umana
e il suo parentato.
Non mostro dolori tali,
non filtro i miei pensieri,
ma dentro, con ansia, con terrore
sento il mio ego tremare
col di quest'anima oscura avanzare.
Come posso io accettare
questo mio lato malato,
se d'apprima, e con gran disio
vorrei che non fosse mai nato?
Ho paura, lo temo, lo detesto...
tutto questo per creare un pretesto
per rimanere al "coso" apiccicato?
Fatto sta che io voglio guarire,
tornare me stesso...
... o scegliere di morire.