Ti ho aspettata
come la manna dal cielo
giocando a indovinare forme
tra nuvole filanti
ma non ti ho vista...
Non sei arrivata
a piegarti leggera al mio orecchio
a suggerirmi il terrore
nell'estasi
non sei tornata
a raccapricciare ore anonime
flesse e ritmate
come catene di montaggio
dalla fine infinita
Credevo lo stomaco
fosse stato all'altezza
delle turgide e impettite
margherite
che già mi osservavano dal campo vicino
e stavano morendo semi
per bucare la terra
e stavano nascendo petali
per vedere la stella
Si appare all'occhio come spettri
un giorno qualunque tra quelli concessi
nei pensieri a miliardi
come infinitesimali particelle
Si attende poi con rubinia brillantezza
che porte di legno attecchiscano incendi
e inceneriscano
in piccole polveri calpestabili
e trasfigurino
in linfe nuove risalenti rami
Conosco a fondo
l'irrequietezza del fluido
l'instabile boato pronunciarsi in pace
e la sua onda d'urto che é la quiete
tra la prima
e l'ultima
folle
tempesta.