Nel paese le donne sfornavano i dolci, la crescia ed il pane
Cataste di legna, caricate da instancabili
uomini, alimentavano il forno comune.
Si alternavano le massaie in via vai di teglie cariche di ogni ben di Dio
Che portavano a cuocere dentro al forno
Ogni tanto un grido tra il fumo e il profumo di torte... "ho dimenticato la dose!" oddio...
Tornavano a casa coi dolci lievitati, caldi e fumanti
dolci sorrisi di zucchero e come paste margherite gonfie e trionfanti
Avida e con sguardo goloso restavo incollata a annusare
quel profumo invitante e soave che spandeva nell'aria
Stavo lì ad aspettare
Come un cane aspetta una carezza
un assaggio, una fetta
Che bollente come lava fumante si scioglieva, scottando la bocca.
Avevo un agnello
bianco a pelo riccio
Occhi dolci fedele, un cagnolino.
Venne sacrificato per la Pasqua insieme al mio cuore,
dove conservo il suo innocente belato
il suo ultimo gesto d'amore.
La Pasqua per me è dolcezza, ma
innegabile resta, anche tanta amarezza.