poesie » Poesia amore eterno » La leggenda del frate che aveva braccia, mani e cuore, da regalare
La leggenda del frate che aveva braccia, mani e cuore, da regalare
Lodate il Signore con umiltà
diceva il frate lungo la via che portava
verso il margine destro del fiume.
Chiedeva noci e lasciava una mano
sul capo del generoso che sorrideva.
Non ricordo se era alto o basso
se camminava veloce oppure lentamente
quando calpestava il terreno
sotto i suoi piedi di sandali vestiti.
Ma credeva in qualcosa che abbiamo perduto
negli anni del tempo
che tra noi e lui sono volati.
Un giorno incontrò un lupo
che spaventava gli abitanti di quel paese,
gli andò incontro e parlarono a lungo
che il lupo restava seduto sulle sue zampe
e ascoltava cosa aveva da dirgli
e alla fine, guardò per terra e si girò
e andò via e nessuno ne seppe più nulla
che chissà in quali terre andò
e in quali altre terre lasciò
le sue orme di lupo...
Un'altra volta parlò agli uccellini
e questi piano smisero
di cinguettare sopra quell'albero
e lui di sotto che parlava
del Signore del cielo e degli uccellini.
Eppure loro in silenzio lo ascoltavano
e poi ricominciarono a cinguettare
più forte di prima e lui se ne andò via
che quello che doveva fare lo aveva fatto.
A volte mi domando quante volte
noi abbiamo provato a parlare
con il cattivo e con il buono, forse mai...
Elios, Anemos, Thanatos...
Eppure nel castello dividevano la tassa
sul grano e sul sangue e ridevano
che nessuno li poteva sopportare più.
Lui lentamente calpestando il terreno
sotto i suoi piedi di sandali vestiti,
ma che credeva in qualcosa che noi
abbiamo perduto negli anni del tempo
che tra noi e lui sono volati via,
si avvicinò al grande ponte levatoio
bussò a quel grande portone
che più grande in tutta la contea
non ve n'era un altro mai.
E loro aprirono quella porta
spostando dal basso verso l'alto
la trave che dall'interno
erano cardini contro il Signore
e rimasero fermi che non ridevano più.
Che non c'era più nulla di cui ridere.
Loro che avevano i vestiti
da cambiare tutti i giorni
e di cento colori colorati
che belli erano sempre.
Ma quella volta davanti a lui
erano come senza i loro bei vestiti.
Fece un cenno del viso
ed entrò lentamente nel grande cortile
ed inginocchiatosi disse le parole
che tutti noi conosciamo...
Padre nostro che stai nei cieli...
e allora tutti si inginocchiarono
e pregarono con lui,
che il giorno dopo nessuno chiese
più soldi di quelli che avrebbero fatto
vivere del minimo un contadino.
Un'altra volta chiese ai suoi fratelli
di esser lasciato solo sulla roccia
a strapiombo sul bosco.
Si sedette davanti alla natura
e il diavolo gli chiese perché lui
facesse quello che stava li sulla roccia
a guardar la natura e che mai ci trovava...
Si girò che le mani si rigarono di sangue
e due fori si erano formati come
stigmate tra il davanti e il rovescio
e le mostrò al diavolo che scomparve d'incanto,
che ancora resta la sua zampa
disegnata sulla roccia
nonostante gli anni del tempo
che tra noi e lui sono volati,
che sono le notti ed i giorni che la vita
ci regala, di lune e soli che ogni giorno
camminano su di noi.
E Francesco passò così la sua vita,
tra le cattiverie del mondo
e i sandali che ancora oggi
li potremmo calzare,
ma che ognuno di noi,
mai neppure sa, dove li ha lasciati i suoi.
Si amore mio questa è una storia vera
e domani te ne racconterò un'altra.
Quella di un altro uomo
che visse tanti anni prima
e che amava tanto gli uomini,
e li amava così tanto
che loro lo inchiodarono ad una croce
e poi dopo, impararono ad amarlo
come lui aveva amato loro...
però questa storia te la racconterò domani.
E adesso amore mio
chiudi i tuoi occhi belli e dormi
che adesso si è fatto tardi...
Buona notte tesoro
che il papà ti vuole bene...
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Mentre il narratore è adulto, gli errori di grammatica sono propri dei bambini, che li commettono senza "apprenderli" dagli adulti. Sembra che a raccontare sia un adulto quasi dormiente, verso un bambino perplesso per il lungo sproloquio, silenzioso e perfettamente sveglio. Ma, soprattutto, troppo paziente per essere un bambino. Confusione di ruoli, un goffo tentativo finito in aborto narrativo. Pessimo esercizio.
- una bellissima storia raccontata semplicemente con amore
bravissimo 
- Molto sentita e vera!

- Caro Fabio, anch'io leggo spesso le tue poesie, anche se non rilascio commenti, ne hai già così tanti! Comunque sappi che ti stimo molto e... dolcissima la tua buonanotte di papà.
Anonimo il 27/02/2010 12:00
Convengo con Sabrina circa l'attraversare l'inferno a piedi scalzi per recuperare quel bambino che c'è in noi... stile intrigante e al tempo stesso pulito come una favola per un tema leggibile secondo le diverse disposizioni dell'anima; poesia piaciuta. Un saluto.
Anonimo il 27/02/2010 10:15
Questo racconto scritto in maniera semplice, riposa la mente. La semplicità non è peraltro un traguardo facile da raggiungere. Diventare semplici vuol dire nascere, attraversare l'inferno a piedi scalzi e ricominciare dalle origini, , plasmati dal fuoco che ci purifica e ci fa ritrovare il bambino che c'è in noi che è poi la nostra essenza pura.
- Finalmente! Il prossimo racconto sarà autobiografico e chissà se non bisognerà rivedere e correggere i Vangeli.
Anonimo il 27/02/2010 08:24
Non capisco se l'hai scritta cosi per renderla comprensibile ai bambini o se in te albergano due esseri ben distinti, uno che sentendosi superiore va in giro a dare giudizi e consigli e l'altro che s'inceppa in una favola dalla stesura degna di un adolescente.
Comunque, il concetto è molto bello...
m
Anonimo il 27/02/2010 08:19
paola, le origini della poesia europea moderna risalgono alle medievali chanson de geste francesi (i cicli dei paladini di carlo magno; quello arturiano; i ''Lai'' di Maria di Francia; le canzoni di crociata, etc): lunghi, lunghissimi racconti in versi a cui quest'opera di fabio assomiglia. aggiungici il caso della vita di sant'alessio (in francese) e abbiamo proprio come qui la biografia di un santo in versi. ce ne fosse di poesia come questa, sul sito, e mica sempre le solite quattro sviolinate all'amore perduto
- Con uno stile narrativo, che nulla toglie alla poesia, riesci a trasmetterci i valori tramandati dal grande Francesco. Bravo!
- Non capisco perchè in questo sito fanno passare come poesie i racconti!!! Mistero!!!!
- Sinceramente con qualche... che... in meno... Fabio... sarebbe più scorrevole...
cmq è solo la mia opinione...
Anonimo il 26/02/2010 21:18
Scritta magistralmente, nulla da eccepire nemmeno sulla storia che narra ed è dolce raccontarla prima di far addormentare un bambino, le cose buone fanno sempre bene all'anima!!!
Anonimo il 26/02/2010 20:44
Bellissima favola. Il ricordo vol a mia nonna che prima di addormentarmi mi raccontava la storia di Gesù. Mi hai commosso Fabio.
Anonimo il 26/02/2010 19:09
grande opera, letta con immenso piacere. bravo

Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0