Il suono del mulino, ti copre
la nebbia e niente ti scopri
involucro spento in anni di rabbia.
Quel vento, il turbinare che esplode
è il cuore che frana nel buio.
In tanta rovina non credevo
potesse il merlo cantare del pozzo
la roccia nascondere il pensiero e
lontana appare l'ombra, il mostro
che vedi è figlio nostro diletto.
Non trovo ragioni nel salto del
ragno e lunga la tela s'arriccia,
nel punto più duro scopro la vita.
Tessi ancora ancella? Industria che
forgia la morte in trame di luce.
Poi ancora il vento. Ci chiama da
prati lontani, lo senti, ci avvolge
in spire e mente ancora sui nostri
domani, di ieri annoda fili d'argento
sono lievi mantelli nei nostri gusci.
(ancora una goccia, perla di vita
ecco l'arte che si fa morte)