Passato poeta di sapienza vestito
puro di cuore
e di tristezza imbandito
parlasti d'amore lo so ho letto
e il suo continuo ancor aspetto...
Lei seppe ma non capì
la chiamasti Aspasia, ti tradì...
Seduto allora l'infinito mirasti
poi stanco dal colle, col cuore ti alzasti...
La vita ti aveva, dato un solo dono, di scrivere bene
a null'atro perdono...
Così, per terra e per spazi vagavi, solitario
come passero smarrito, perduto
sulla torre seduto...
Ma forte della tua piena conoscenza,
avvertivi la donzella
che l'età più bella
è un attimo di pace
e poi presto tace...
Baciavi con ardore le tue sudate carte
parlavi con fervore alle tue rime scaltre
eri la compostezza del verbo chiamato dolore
conoscesti l'amore, il furore, e di vita l'acro sapore...
Ma dal tuo idillio risalisti compito
trovasti un sentiero, nel tuo fare smarrito...
La chiamasti Ginestra, un senso ti dette
e il tuo pessimismo in speranza si converte...
Da quello storico al cosmico infame
naufragasti sereno in quel descritto mare...
A me, al mondo, dichiarasti la tua magia
ed io umile serva ti narro la Poesia...