V'era un tempo
e vicino al perimetro
del mio giardino,
c'era un campo,
dove le stagioni
passeggiavano,
lasciandovi le orme
del loro corso.
D'inverno
s'ammantava di neve,
in primavera
udivo il brusio
dei germogli di grano
giocare col vento,
in estate il giallo oro
delle messi, inondava la vista,
a volte ricordo,
che vi piantavano girasoli,
li coglievo
per ricordarmi dell'amore,
in autunno,
m'avvolgeva il silenzio
della terra
dal vomere, rivoltata.
Nella bella stagione,
dalla finestra leggevo la notte,
non m'era difficile
arrampicarmi
fino al cielo,
sedermi sullo spicchio di luna
a conversar con le stelle
e quando, un amore
condivideva il mio letto,
i grilli del campo
accompagnavano gli amplessi,
sembrava d'esser distesi
sopra papaveri rossi e fiordalisi.
Ora,
quel campo non vi è più,
nove piani di cemento
intervallati da finestre,
dove volti sconosciuti
a volte, s'affacciano,
coprono ciò che fu terra,
ciò che fu cielo.
Debbo scendere le scale,
andar nel giardino
per parlare di notte,
con luna e stelle.