D'un baco strano un gene di vino
nell'acido finì
celando d'un bruco l'animo.
In groppa ad un colibrì
rotolò otto otto e stringato
il goffo addormentato
allineandosi sul monte un dì.
L'inverno era arrivato
e dentro una patata
s'infilò il bianco fortunato.
Finì nella dispensa in festa
e da mela in mela filava seta
muto sbucciando ogni sera
arricciando le zampe fin sulla testa.
Abbozzando qua e là, lasciava questa e lisciava quella
di pere s'ingrossò a dismisura
perdendo pur la cintura
e nello specchio ahimè... addio figura snella.
Triste ma sazio senza misura
ripiegò di mille in mille
cercando tosto una fessura.
Or spera solo nella primavera mite
e come falena riprender il volo
di fiore in fiore un giorno intero
e che sian poi reincarnazioni infinite.