Sii forte,
resistente come un viburno,
se dovesse investirti il gelo.
Fa del tuo volto una maschera,
impermeabile al vento obliquo del dolore
e non lasciarti investire dalle ombre vaste degli olmi,
ma avvita fortemente la tua anima
ai bagliori di luce,
all'estasi dei colori vibranti.
Presto l'helleborus torquatus adornerà i giardini,
fioriranno le robinie dai balconi inondati di sole
e ti parrà che il vento
solfeggi inni di speranza
da ascoltare in silenzio
mentre varcheranno le soglie dell'anima.
Non t'abbassare al livore,
forza!
Dai corpo ai tuoi sogni, debellerai gli ostacoli,
allora madrigali di quiete percorreranno parabole enormi
nelle tue vastità siderali,
che t'abbracceranno come a proteggerti, a preservarti.
Forza, incedi a passi lenti,
non fremere e pensa
che il tuo dolore non è un baratro senza via di fuga,
che c'è un Dio che consola.
Pensa che ci sono narcisi di speranza
tra le pieghe d'ogni sofferenza.
Tu li devi cogliere,
conservare.