Dall'alto della collina lo sguardo si perdeva
laggiù nella valle.
Contorni nitidi di cose vicine,
sfumavano in cose lontane,
che lo sguardo cercava di catturare.
La fantasia poi dava una mano, là dove l'occhio
non poteva arrivare.
Chiazze bianche, come margherite nel prato,
poi vedevi che cambiavano forma,
mentre l'ombra nera di un corvo girava,
intorno al contorno che si muoveva.
Allora capivi che erano greggi!
le pecore, uscite a brucare
la prima timida verde, sottile erba,
dopo il freddo e il grigio invernale
e quel corvo abbaiava, e muovendosi cambiava
colore e si trasformava in amico, il cane pastore.
La casa del pastore era in fondo alla strada di sassi,
laggiù da dove proveniva il profumo
di ricotte e formaggi
La porta di legno era sempre socchiusa,
si entrava e su assi di legno, le forme bianche
il pecorino a stagionare.
Restavo col naso all'insù, golosa ad annusare.
Un paiolo di ferro e dentro il latte bollente,
la voce del pastore, con l'accento un po'sardo
la casa, piena di rumori, di vita, di figli.
Venivano estratte fumanti dolci ricotte,
bianche, morbide, tremolanti.
Tornavo a casa stringendo al petto
quella delizia, la ricotta di pecora, calda.
Sapori di altri tempi...
Quando tutto sapeva di buono ed aveva sempre lo stesso sapore.
Una voce, la commessa del banco,
mentre dal frigo occhieggiano in fila,
decine di tipi e colori di ricotte
che aspettano, fredde...
.. allora, ha deciso?