Fumo nell'acqua traspare nudo e incolore
dalle spoglie rive della città,
spurgate dal sogno di queste menti
comuni in ogni dettaglio,
flettono la luce dei raggi solari
nelle grevi foglie
che fanno da schermo
al tessuto ombroso,
persuaso dal lieve libeccio
a cambiare luogo
dove rinnovare il tempo.
Scomposto il canto dei migratori
in cerca di sinuosi nidi e miti silenzi,
che fanno del senno della natura
un vario riquadro del mondo,
che di me si nutre
senza rose né tulipani,
ma con piogge e uragani.
Segni di promiscuità appaiono
nei cenni sfregiati
di quei viaggiatori senza età,
vagabondi nel loro amore
svezzano gli orecchi nel sentire
un umore privo di sapor di cenere.
E così,
muovono il passo verso questa radura
adesso uno, dodici ogni ora,
di volti certi di voler vita,
portando con sé
quei cardini di saggezza,
che a loro volta
si chineranno al cuore
come segno di fiducia.
Ed io pongo il tramonto
verso il cielo,
come fosse un nulla
smarrito nel tutto.