Dormo da sempre.
Nelle stanze conosciute non ho paura,
mi so muovere al buio.
Ho un letto con lenzuola di ghiaccio
ed una coperta di freddo
dove mi congelo il sangue
così che non possa graffiarmi
nel suo scorrere interno.
Ho lasciato aperto uno spiraglio
tra le persiane del mio universo.
Una fessura
che proietta la vita dall'esterno
dritta nelle mie pupille e vedo.
È più ombra che luce,
distinguo a fatica.
Guardo solo un po'
poi chiudo gli occhi di nuovo
e proseguo nel sonno.
Ho intravisto una volta strade
come linee soffuse,
dove temeraria ho cercato invano
risposte
alle mie domande confuse.
Nelle strade degli altri
non sorge il mio cuore,
sconfitta ho rimesso via
il mio vestito da viaggio.
È di luce il mio estremo bisogno,
ma lo spiraglio è stretto
e non consente l'abbaglio, quindi
non mi si può illuminare.
Per impedirmi il buio totale
al soffitto appendo candele,
lumi di sogni sospesi,
penombre nel tempo.
Pur non volendo,
ho attimi di cedimento,
e spio
indossando occhiali d'orgoglio.
Non ricordo
il motivo
per cui sto dormendo.
Nell'alba di un sogno diverso
mi armo di coraggio
e accenno un disegno.
Un po' di caldo
chiedo a me,
per me.
Cerco nel cassetto.
Una matita per disegnarmi,
io e il mio sentiero anche se non so
dove conduce.
Poi, un solo fiammifero
per incendiarmi,
affinché io possa svegliarmi.
Con la mia luce.