Le mani affusolate sono nascoste sotto gli stracci,
il vento resta arginato sotto ad una porta sbarrata
mentre la quiete si accosta preziosa prima del dolore.
Sulle spalle fragili si aggrappa il destino,
i capelli si disperdono sul pavimento calpestato
e nelle parole l'eco di una vergogna sconosciuta.
Il freddo pungente sradica il calore
e lo sguardo assente si stringe ad una donna in fasce.
La mia piccola Samia, la mia piccola principessa.
I giocattoli sprofondano nel fango
e il dolore morde senza sosta il respiro lieve.
La mia piccola Samia, la mia piccola luce.
I ricordi sono ancora vivi sotto la cenere spenta
mentre la voce trema nella sofferenza... nelle carezze cercate.
La libertà negata resta accucciata fuori,
legata ad una vecchia catena
per tenere distante l'amore... la speranza.
Le ferite e la violenza sono per un uomo lontano,
il sacrificio e l'innocenza per un angelo in gabbia
sopravvissuto, adagiato, sospeso prima di tornare alla vita.
Qualcuno spalanca la porta chiusa,
abbraccia e stringe nuovamente il mio piccolo angelo,
la luce accecante mostra la pena interrotta
ed il tempo, generoso, ricomincia a scorrere.