Ho già mandato a mente il mio curriculum,
davanti allo specchio,
fingo l'interlocutore,
il mio datore di lavoro.
Interrogo me stessa,
ora datrice acuta e severa,
su prospettive e aspirazioni.
Ed inevitabilmente penso
che cambiando il ruolo, cambia posizione,
una fuori, una dentro lo specchio,
realtà in cui ci riflettiamo
tutti i giorni.
Colloquio formale, ma spontaneo con la vita
che premia chi non fugge
Penso proprio
che mi assumerei...
Ma il datore è già là che mi aspetta,
nel suo ufficio profumato di lavanda,
ho scelto il vestito migliore,
non troppo audace, il giusto.
Indosso il sorriso più bello e sicuro
e uno sguardo deciso.
La stretta di mano un po'sudata
ma, bigliettino da visita, convincente.
Le parole escono come un fiume
in piena, vogliono travolgere, convincere
anche me stessa,
mi ascolto incredula e mi tengo per mano.
Le faremo sapere...
Ma dopo due giorni di perse speranze
il canto del telefono annuncia:
"È stata destinata alle casse..."