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Alla ricerca di se stessi
Quelle lunghe
e
solitarie passeggiate,
futilmente cercando una destinazione,
un senso.
Costantemente riflettevo,
pensavo,
camminavo rimuginando vecchi ricordi,
riminiscenze sbiadite
come
vecchie fotografie.
Quando mi resi conto
tuttavia,
che il mio comportamento
forse
non era esente da colpe.
Se solo fossi stato più quieto,
cristianamente misericordioso,
più accondiscendente?
Nulla può ostacolare
l'implacabile cammino del destino.
Da impassibile spettatore
fin da piccolo
assistevo a sconfortanti episodi,
in famiglia.
Colui che da solo mi ha cresciuto,
proprio lui,
il quale abituò me alla bambagia,
totalmente implicato in squallidi giochi di potere,
accecato dalla ricchezza
in aperto contrasto
con la sua triste povertà d'animo:
a cosa serve possedere tutto e tutti
se poi non si è capaci di abbracciare
il proprio figlio?
Qualcuno sussurrava in giro
con evidente
sospiro di sollievo
"Il vecchio ha avuto ciò che si meritava!":
come dargli torto?
Ma ho l'obbligo morale
di constatare
che l'individuo in questione
è mio padre.
Posso rimproverarlo,
nel bene
o nel male
odiarlo.
Ecco che si fa strada quel latente
senso di colpa
che non mi abbandona,
come un malessere interiore
che non riesco a scrollarmi di dosso.
Eppure ho fatto il possibile
affinché noi due instaurassimo
quel naturale legame
che unisce padre e figlio
ma nonostante tutto,
il vecchio è morto:
e io non ho fatto niente
per impedirlo anzi,
a lui ho sbattuto
la porta in faccia.
Ero a pezzi.
Se solo avessi avuto più tempo?
Sarei riuscito a redimerlo?
A renderlo un altro?
Che bisogno c'era di girare ancor più
il coltello nella piaga?
Dubbi che mia assillavano
senza soluzione di continuità.
Annichilito,
cercavo risposta alle mie domande
e cominciavo a sentire
la sua mancanza.
Mai sono stato capace
di instaurare
un rapporto umano
con chi mi circondava:
come potevo donare affetto
io,
che non sono mai stato in grado
di riceverlo?
E fu proprio in quei momenti,
quando attonito
contemplavo il vuoto assoluto,
in quei tristi e opachi istanti
mentre cercavo
una disperata via d'uscita
un' ancora a cui aggrapparmi,
fu allora che la vidi,
incrociai il suo penetrante sguardo,
il sorriso affascinante,
il modo affabile,
premuroso,
gentile.
Compresi per la prima volta,
fin'ora
nella mia vita,
di non essere solo.
Mi accorsi di quanto importante fosse amare.
E nella dolcezza
dei suoi verdi occhi luminosi
per la prima volta
ritrovai me stesso.
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