username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Il carnevale della società

Guardavo la città quasi fosse una foto.
Un flash di vita strappato.
Resto ad ascoltare gli occhi dei passanti.
Sembrano nascondere
lente tentazioni e fugaci emozioni
che hanno paura di mostrare.
La tradizione ci inquadra come uomini
sporchi e unti di inibizioni vietate.
E restiamo lì,
a trattenerle come fossero peccati.
Abbiamo regole,
abbiamo storie,
abbiamo prigionie.
Siamo uomini costretti a vivere
qualcosa che non ci appartiene.
Maschere dai volti assurdi
e dagli atteggiamenti pronti per esser scartati.
Vite racchiuse in prestampati da firmare.
Siamo contratti del tempo
che la realtà ha stipulato per noi.

 

0
3 commenti     0 recensioni    

un altro testo di questo autore   un'altro testo casuale

0 recensioni:

  • Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
    Effettua il login o registrati

3 commenti:

  • B. S. il 23/05/2010 21:21
    Credo che Gian Paolo abbia ragione, forse è un po' troppo negativa la tua
    visione dell'umanità, per ora la senti così, vedrai che tra qualche anno comincerai
    ad esercitare l'arte dell'indulgenza verso le debolezze umane...
    comunque è una poesia splendida e tu sei molto brava!
  • - Giama - il 23/05/2010 16:06
    forte e severa descrizione!
    ottimo lo stile!
    brava
  • gian paolo toschi il 23/05/2010 15:23
    Amara, forse troppo, visione dell'umanità. Dall'alto della mia età ti assicuro che non è tutto così negativo. Comunque dai conferma di saper scrivere molto bene. In particolare mi piace quel "ascoltare gli occhi dei passanti" Bella intuizione. Ciao.

Licenza Creative Commons
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0