È come una marea,
contaminata dalla solitudine che tocca
quell'ora tarda che richiama l'attenzione
e che rovescia
-l'oceano come tempesta-
Sulle fragilità che mai nessuno ode,
ritaglio le mie notti e certe arsure
mentre lambiscono,
lembi di domani e d'infinito.
Sarà la nebbia del mattino
che lenta gocciola incertezza
quando di sera poi,
mi sfugge anche il tramonto tra le dita
-come l'amante frettoloso e senza cuore-
Mi giace addosso, sui miei fianchi,
intimorito dal calore di un abbraccio
quando lo sento impaurito e senza voce,
così lontano, eternamente senza luce.