Voglio scrivere di te
che mai sarai oblio della mia mente.
Tu, come perenne male
del mio incarnato,
sei pallore e malinconia.
Mi desto vuota
come se il cuore non ci fosse,
solo uno spazio anemico
dove il respiro posa.
Voglio scrivere di te
che mi sei accaduto ieri
quando sgranavo i giorni,
in una chiesa sconsacrata.
Inginocchiata nell'apparente -gioia-
la tua calda mano,
mi ha delicatemte presa.
Intingo e assaporo
le dita stanche nel tuo essere
perché la fame,
non diventi anoressia per l'anima.
La trasparenza di un cielo sbiego
si frappone tra me e l'infinito,
ed io confondo ancora -amore-
la tua assenza come un dono.