Mi ami da cinquantatre anni, sette mesi e undici giorni.
Mi ami da quando hai sentito nell'aria il mio profumo, e seguendo quella scia i tuoi occhi mi hanno incontrata.
Hai amato la mia andatura da cerva, la mia alterigia, e persino i mandorli sotto i quali ero seduta a leggere.
Il tuo amore per me assomigliava ad una malattia. Deliravi, svenivi e sudavi come se stessi per morire.
Non eri il mio ideale di uomo, ma m'incuriosivi.
Ho scoperto solo dopo che la curiosità non è altro che un tranello dell'amore.
E adesso il mondo è cambiato, e anche la mia età è cambiata.
Adesso il mio passato vestito di lino bianco mi saluta sorridendo dall'altra parte del fiume.
Adesso la mia pelle è una ragnatela di rughe, la mia schiena è curva e questo cuore ogni tanto perde un battito.
Adesso l'autunno dei giorni avanza, e mi offri la camelia del nostro fidanzamento mai avvenuto.
I nostri passi incerti e vecchi raggiungono quel futuro immaginato, e scopriamo che è la vita a non avere limiti, non la morte.
l'autore Viky D. ha riportato queste note sull'opera
Ispirata dal libro "L'amore ai tempi del colera" del grandissimo Gabriel Garcìa Màrquez.