Luminoso il suo sguardo
cercava nei miei occhi
un riflesso più denso,
qualcosa che gli lasciasse intuire
che pur con lo stesso azzurro
una sottile differenza, tra di noi
doveva pur esserci.
Quel suo osservarmi
serviva per tracciare uno spazio,
dentro il quale riconoscersi
e stare, oltre, combattermi!
Così, prendeva le mie mani,
le misurava con le sue,
con cautela ne piegava le dita,
come se da un istante all'altro
potessero spezzarsi,
poi, me le chiudeva a pugno,
per poi distenderle,
fino a farle affondare
nella bocca del suo pancino.
Delle mie dita sparivano
solo le estremità, e quel suo
mangiarmi era la voglia
di possedere la mia forza,
perché la mia sicurezza diventasse
un poco, anche la sua.