È nato al confino,
povero picciotto,
senza padre e tanti riccioli.
La lana lo ha cresciuto.
Sotto il ventre delle pecore
scimmiottava Davide.
Moriva di sole l'oracolo infame
sulla gran luce di paglia,
sterminato sudore.
Sei fratelli di masseria,
un padre all'Ucciardone,
una madre sottoterra,
quattro pali fanno un mondo
stropicciato dal sonno corto.
Sicilia ed essere, essere
un fumo che non si sa
come sia acceso e spento,
Nzu e Tummini chi li puo raccogliere.
Perchè l'isola finisce nello sguardo
che troppo vuole.
Davide cresce,
palermamente ignoto
si contrae il muscolo dell'onore.
Ammazzari, ammazzari,
pure il prete del paese
coi silenzi non lo volle negare.
A quelle sere in cui
le tue sorelle ti passavano
sotto il tavolo i mustaccioli
e tu con i denti delicatamente
le pizzicavi se ne vanno
gli ultimi ricordi coraggiosi
sotto quel casco nero
e la pistola tra le mani
nella morte tua distesa
tra la folla mattutina.
L'onore è vivo,
ma in prigione c'è uno
orgoglioso di avere
un figlio morto.