Quel sal che sparsi
all'aure
Quell'albe che venni
Dei fiori cari e giusti
che vennero di lì
Sia l'acqua piova
del nullo la cambiò
che l'onta del sovrano
del poi che mi nutrò
Col senno e coll'inganno
giocondo e turbe assai:
Giustizia e povertà
per incolumi comari
La Penna or si scrive
si vezzeggia a voluttà
Sì come l'erma foglia
che attende me in aldilà
Or poi chiudo in versi
la strofa senza senso
pudore e tormento
che il poeta scrisse a gesti
che poi mai provò.