Il tempo scorre scandito da fasi
regolat’e avvampate di calura,
lenzuola appiccicose da mistura
germicida, d’aghi e fili ne’vasi
ove'l mio sangue viaggia’ntorpidito
del narcotico che lascia me teso
ma debole; un impalato indifeso
di fronte uno specchio vedo allibito.
Mi guarda codesta larva e mi chiede
del soffrire, domabile o feroce,
della morte attraent’e della fede.
Attendo trepidante la scadenza
di quell’ore, contate ma future,
sancire l’avanzo di sofferenza.