Piove,
odore di pioggia
sull'asfalto bagnato,
come sempre lo stesso percorso,
lo stesso cammino, a ritroso.
Piove,
lacrime bagnano il selciato
del cuore,
cerco riparo dall'ombrello,
una mano e un po' di calore.
Piove,
là dentro quel buio
una finestra accesa
e dentro suoni, voci,
bambini che si rincorrono,
ricordi che si riprendono per mano.
Piove,
mentre accosto l'orecchio
alla finestra del cuore,
mentre gli occhi rapiscono
immagini, nitide e sfuocate.
Pioveva,
si arrampicava il rosaio sul pozzo
ed abbracciava il glicine
fino a quel muro,
intorno a quell'uscio dove entrava
la vita di corsa.
Un porto, un rimprovero,
un consiglio, un ascolto, un appiglio
e una voce orgogliosa, mio padre,
rileggimi ancora la tua poesia.
Un tavolo, un desco,
qualcosa di caldo per cena.
Mia madre presente,
un letto pulito, un colletto stirato,
un bacio, un amore,
confezionato con cura,
la merenda di scuola, i capelli pettinati,
una carezza, con tanta premura.
Un pugno sbattuto sul muro,
un'adolescente ribellione,
tanti sogni, incomprensione.
E una voglia di fuggire lontano,
nello spazio e nel tempo,
tra le braccia aperte del mondo,
tra le sue fauci spalancate.
Piove,
lontano dal tempo,
mi ascolto, mi sento,
mi copro con l'ombrello
poi torno indietro,
ragazza apprezza,
goditi ancora questo momento...