Mi affaccio alla finestra della notte:
tornano empiree a splendere le stelle
che come sogni si tingono di luce.
Cresce nel sonno trama di illusioni
al soffuso riverbero lunare.
Carezza il vento vaporosa riva,
incerto ciglio tra la veglia e il sonno,
ov' è il ricordo di oniriche presenze,
di cieli mai veduti e mondi vani.
Sorge tra caligini di nebbiosi mari
l'"Isola che non c'è", dimora di fole,
e presto si dissolve, se poi luce appare,
nel fatuo color d'assenze mute.
Ma l'alba, nell'arcana sua misura,
argentei fili di inganni intesse
ai sottili principi del pensiero.
Si fabbricano più in alto delle stelle,
lievi sostanze e mutevoli di sogno,
negli sconfinati orditi del vero.