Con un bacio vellutato,
scambiato al sorger
dell'Aurora,
Selene per
Febo si perse,
in onde d'amore,
travolta, abbagliata
resister non poteva,
all'ardente sua passione
il corpo concesse.
Ben presto però comprese,
d'aver commesso lo sbaglio,
d'aver preso un grande abbaglio.
Apollo, egocentrico ed egoista,
del vero amore
non nutre interessi,
solo nel corpo ripone il piacere,
mentre lei, pallida luna,
vuol dell'amore conoscer
la purezza,
più non
vuol goder di vuoti amplessi.
Cinico e vile seduttore,
spezzò della dea, il cuore,
ella non rifulse più luce,
diafana divenne la sua bellezza.
Cupido,
vedendola soffrire,
volle il suo aiuto offrire,
così alla dea parlò,
proponendole altro
dio od altro uomo,
per soddisfare
il suo bisogno d'amore.
Selene, innamorata,
chiese che le divina freccia
toccasse di Febo, il cuore,
ma Zeus, il grande padre,
aveva fatto veto,
al dio alato,
di mai più,
sfiorarlo,
merita forse il bene dell'amore
chi, arrogante, uccise Dafne,
chi ricerca solo il piacere?
Amara e profonda
fu di Selene, la delusione,
ma ebbe dono
d'amare poi Endimione,
conoscendo del sentimento
la dolcezza,
il vivo ardore della passione.
Gli antichi miti,
insegnano la morale,
di essa bisogna far tesoro,
meditar sull'antica saggezza
occorre in questi
odierni tempi
privi di decoro.