Calma, quieta, lenta
scivola la pioggia,
contro il vetro appannato
s'infrange.
L'osservo scendere
e vorrei liquefarmi,
in essa mutarmi
ed esser piccola,
cristallina, pura,
nonostante oscuro
sia il giorno.
Tendo, in atto di resa,
le mani al cielo,
vorrei sfaldare
la coltre grigia
che ingoia il ricordo
e far spazio a Lui,
mio sole.
Ma le mani
restano tese al nulla,
accarezzando un vuoto
presente da tempo.
Abbraccio il fantasma di un corpo,
dov'è il mio Amore?
Dove sono i suoi occhi luminosi?
Dove è la sua musica,
le sue mani
che sapevano suonare
la tastiera della mia anima?
Non c'è più Amore per questa Psiche?
Prive di parole
le mie labbra,
prive di materia
le mie mani,
privi di vita
i miei occhi,
prive di suoni le orecchie.
Solo di lacrime
e di cibo amaro
mi nutro.
Maledetta sia la mia curiosità,
maledetta me
che osai illuminare
con un volgare lumino
il mio sole!
Ed ora vago per monti e valli,
la tempesta m'è compagna,
nel mare dei sospiri annego,
ma nel cuore un grido,
un guizzo, un lampo,
facile non sono alla resa,
spezzerò le ali al destino,
lo amo e lo riavrò vicino.
l'autore loretta margherita citarei ha riportato queste note sull'opera
ispirata dalla favola epica di AMORE E PSICHE