Dice va in Romania
a fare scarpe e poi
torna in Italia a venderle.
Oh Dei mangiatevi la polvere
come Ettore sotto il carro
d'Achille.
Ditemi allora come faccio
a comprare se non lavoro
le vostre comiche Made in Italy.
Agnese si affaccia dal finestrino
mi guarda e fa finta di piangere,
poi ride e piange davvero, lo so,
sul mio inconcluso addio.
Pensavo che l'amore fosse
astratto concilio di brividi
carnalmente scambiato coi baci.
Ma è lavoro, anche quello
che ti riempie di fame
come l'attesa nelle cene dei matrimoni.
Ecco il conto,
parecchio infame
sorrisi al parrucchino di catrame
sotto cui germogliava un vecchio
senza ruga sana.
Cameriere, si, Agnese cara;
giovane amore che arrossisce
e mi confonde coi tranelli
dell'acqua calda ritorna ogni sera
a vedermi servire quelli che
dicono vanno in Romania.
Non ditemi mai che belle scarpe,
Non ditemi mai che sono un servo,
Anch'io mi sento fatto all'estero
e venduto in questo paese
come una reclame
in un pomeriggio inutile
degli zombie Mediaset.