Ci sono cose che non si dicono
che restano chiuse dentro il diario
del cuore.
Ci sono sentimenti che pensiamo
di aver dimenticato
e quando meno te l'aspetti
escono e ti prendono per mano,
da un quaderno di un passato,
lontano.
Entrare, come allora
e riscoprire oggi, in piccolo,
quello che col grembiule nero
ed il colletto bianco
tutti in fila, sembrava grande.
La mia scuola delle elementari,
porta le rughe del tempo,
ora anche lei è in pensione
e non ospita più voci e corse
su quelle scale,
ma riecheggiano voci e parole
sono tutte scritte, impresse,
dentro al cuore.
Sfoglio quel quaderno,
e rivedo la mia classe,
sento le voci,
il profumo di matita, di libri,
di gesso nella lavagna,
che imbiancava le mani e i grembiuli.
Le prime emozioni,
le prime difficoltà,
i primi timori,
il primo rossore,
il primo amore,
seduto al primo banco,
sapeva disegnare, mi regalava
cavalli bianchi,
un amore semplice, elementare.
E poi rivedo lei,
con lo sguardo sincero,
piccola ma grande,
nel suo grembiule nero.
La mia prima maestra
che mi ha guidato la mano,
la vita, diceva,
a volte divide,
spesso porta lontano.
L'amore, il rispetto
quella vita, che può spezzarsi come
la punta di una matita,
un disegno che la mano del destino
ci guida,
che non risparmia mai nessuno,
a volte avara
e che con te è stata dura e amara.
Lontano dallo spazio e dal tempo,
dalla sua gente.
Ti sono vicina, maestra mia d'infanzia,
come ieri, quand'ero bambina.