Tornavi dai tuoi viaggi
e la casa del tempo si riapriva,
tornavi, vestita di bianco,
e la casa, dal tavolo in pietra,
tornava ad essere viva.
Tornavamo, bambine,
ad intessere pomeriggi
e merletti da quella vecchina
dai capelli raccolti dietro la nuca,
restavamo raccolte
a intrecciare catenelle e racconti.
I fantasmi della casa del tempo
ci spiavano dietro le persiane,
fascino, mistero, paura,
di storie lontane.
Seguivo rapita le tue mani
muoversi nel lavoro, gesticolare
nel racconto,
ascoltavo stupita.
Le storie del tempo passato,
come un fiume silenzioso,
silenziosa sei sparita,
come da quella casa del tempo
inghiottita,
dentro una di quelle storie,
mentre le stelle del cielo
in catenelle trasformavi e
dentro quei centrini annodavi.
La casa del tempo è crollata,
è un rudere di sassi e di ortiche,
resta il ricordo di quel giardino
con il tavolo in pietra,
il tuo sguardo vispo e attento
e i fantasmi che ascoltavano,
dietro le persiane del tempo...