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Filastrocca Scialba
Raccontovvi ora d'un re,
di quelli delle fiabe,
uno di quelli che
d'umiltà non s'habe.
Perdonate se nel testo
Vi sian rime malandrine
Se non v'aggrada questo,
gettatel pure alle latrine.
V'era dunque nel reame
Questo grande signorotto
Che decise al popolame
Di elargire un bel rimbrotto
Vagò egli nel suo rurale
Cercando qualche impiccio
Un garbuglio, un qualche tale
Da impiccare in modo spiccio.
La noia, povero solingo,
la sua compagna era eletta,
non perché fosse un ramingo,
bensì ché donne fean disdetta.
Così svagossi in guise strane
Un dì chiuso in stanza,
l'altro a tassar palandrane.
E tutto ciò senz'alcuna creanza.
Col carattere scontroso
Niun lo rispettava
E per parer più dignitoso
Ogni dì terrorizzava.
Dall'alto del suo carro
ostentando un fiero fare
disse "non tollero sgarro
come il guardo mio incrociare"
Le guardie sull'attenti,
al sentir quelle parole
dimandaron chiarimenti
guardando dritte al Sole.
Il monarca infastidito
Da tutto quel favellare
Disse ancora più stizzito
"Dovete impiccare!"
Pochi motti molto chiari
E i soldati tutti pronti
A evitare ai loro cari
Di regolare i conti.
Nel passare tra la gente
Quei soldati ben disposti
Cominciarono di niente
A far finta, volti tosti.
Difatti i contadini
Abituati a dissodare
Al vedere quei lustrini
Si giravan a rimirare
E il monarca all'inizio
S'era stato chetocheto
Ma star zitto un supplizio
Per lui ch'era aduso al veto.
"Mi stanno osservando!"
Urlò il re paonazzo in volto
"Giustizia sto reclamando
il mio ordine non ho tolto!"
Ma quei soldati, poverini
Non potevano ubbidire.
Le vite di quei bambini
Non potevano finire.
Il giovin della compagnia
Con la sua casacca larga
Disse in vena d'ironia
A quel ripieno di bottarga
"Come possiamo noi eseguire
l'ordine da voi imposto
se non si può contravvenire
abitando in questo posto?"
"Cosa intendi giovinardo,
spiegati immediatamente
stai dicendo che il mio sguardo,
non si po' incrociar per niente?"
"Non sono in grado di spiegare,
mio sire meraviglioso,
potetevi però guardare,
ed esserne orgoglioso."
E il re sciocco, preso dall'adulazione
non pensò un momento al trabocchetto
prese tosto dal suo borsone
un banalissimo specchietto.
"Non veggo niente,
stupido insolente,
a parte ovviamente,
il mio sguardo splendente"
"Per ciò che ho pronunziato,
vi siete specchiato,
e il vostro sguardo incrociato.
Non avete ragionato."
Il re intuendo l'amara fine
Disse boccheggiando
"Non capisco il tuo fine
mi stai forse accusando?"
"Non accuso nessuno, ma voi decidete,
c'è poco tempo, in questo momento:
L'onore e la parola, oggi rinnegherete,
oppure vi vedremo penzolare al vento?"
"Il mio onore è sacro, ve lo sto dicendo!"
Disse 'l re per far bella figura
Ma non si rese conto che così facendo
Al contratto di morte mettea scrittura.
Finisce così la filastrocca scialba
Come quel re che gonfiava il petto,
che morì impiccato alle luci dell'alba.
È solo l'amore che guadagna il rispetto.
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