Si sgrana come un rosario dolente
la lunga fila delle donne in nero,
corrose dal tempo, lo sguardo fiero
di chi non ha ottenuto altro che niente
Dalla breve piana, su per la traccia,
s'inerpicano lente con la corba
greve di terra scura come torba,
bruciata come cuoio hanno la faccia.
I figli ed i mariti sono in mare
sui gozzi falciformi, curvi ai remi,
a lottare, sperando che si scemi
la furia che impedisce di tornare.
Eretti da vecchie mani sapienti
i muri biancheggiano sotto il sole:
son fatti con le pietre e le scagliole,
son tortuosi a seguir pendii cadenti.
Corbe su corbe vengono svuotate:
sembra non giungere mai a conclusione,
sudore e pianto sparsi a profusione,
infine anche le piante collocate.
Per cento e cento anni pallidi ulivi
vedranno altre donne nero vestite,
chine al suolo, nell'inverno mite,
raccoglier loro frutti su quei clivi,
mentre giù alla marina i pescatori,
oramai vecchi e fragili di braccia,
agili dita e rugosa la faccia,
rammendano le reti e scrutan fuori.