Mi ha detto,
accarezzami i capelli
con il palmo della mano.
I suoi occhi erano azzurri
come un cielo, di settembre.
Nelle mani chiuse a pugno
un libretto scolorito,
una penna, due santini stropicciati.
Ero bella io una volta,
disse mentre balbettava
frasi assurde di chi soffre,
di chi sente dentro il mare.
Poi sorrise là nel vuoto
osservando una parete
mentre gocce sulle gote
le scendevano copiose.
Forse ci vedeva il sole
l'orizzonte di chi vuole
sorvolare le montagne,
con le ali, senza artigli.
Due finestre disegnate
da quei sogni fatti apposta
forse ripensava a ieri
quando curvi e colorati,
pitturava arcobaleni.