Nero d'asfalto, a chiazze bigio,
ostile, minaccioso,
a tratti grigio, domini oscuro,
copri rovinoso il sole,
prendi il posto del cielo.
E fulmini, scarichi, saetti,
ignaro del giorno e della sera
copri ogni suono e di boati echeggi,
alzi del tuono la bandiera,
estate e primavera tiranneggi.
Scagli, avvolgi, torci, sovrasti,
e scrosci e grandini e disperdi,
guasti la mia quiete.
Geme stupita la natura, sbotta la terra,
il ruscello si trasforma in fiume
è in guerra ma regge la foresta.
Ha poche risorse l'uccellino implume,
e dal giardino scampa nel silvestre
dove la macchia mitiga il frastuono.
Non m'avventuro, serro le finestre,
m'assicuro e scruto le tue mosse.
Prendo posto alla scrivania
penso, esamino, rifletto i brontolii,
i tuoi schianti indago e le tue scosse,
ti abbozzo e metto in armonia,
cerco di darti un bell'aspetto
ti tratteggio, disegno,
ti travesto poesia.