uomo che hai ottenuto la pace dopo una vita di guerra,
cosa farai ora della tua vita, tu che hai sempre vissuto in guerra?
finalmente tranquillità,
ancora stento nel riprendermi,
proprio non ne potevo più,
di strappare vita a ciò che sono,
mettendo briglie ai desideri,
imprigionando ribelli pensieri per proteggerli,
sgozzando emozioni che gridavano.
comincia la conta dei superstiti,
quindi esploro dentro di me cos'è rimasto,
chi si è salvato, chi è disperso,
qualche ferito da curare,
tra mura crepate, "lance",
sabbia, sangue e polvere...
la battaglia è finita!
festeggiano i capitani con le loro compagnie,
squilli di tromba chiamano,
ma quella gioia non può essere ancora mia,
quando smarrisci qualcosa di importante,
comunque hai perso, è diverso vincere,
quindi faccio "trenta" passi,
tra le stanze del palazzo,
respirando l'aria che ancora sente di risa,
perchè era lontano il giorno di questo esame,
e ancora a nessuno importava,
che cosa in cambio si sarebbe preso...
la speranza che sia nascosto e vivo,
è accompagnata dall'imbarazzante idea,
che sia stato solo un malinteso,
e il fermarsi lento di questo vuoto,
non mi permette di sorridere,
ma asciuga il salato delle lacrime,
dando un senso a quel saluto,
che in realtà era un addio,
tra parole trattenute dentro gli occhi,
che hanno sempre parlato senza comprendere.
"cinque" minuti; "cinque" minuti ancora,
soltanto un istante per crederci,
poi, a gli applausi del re, guardando oltre,
mi unirò anch'io con voi,
adesso no! voglio restare solo...