Grandi banchetti si tengono nella triste nicchia della vita.
Come un barlume che rischiara la fetida oscurità,
odo un sibilo che mi pugnala l'orecchio.
Lunghe affusolate dita scorrono le membra
stanche e intorpidite del languido essere,
chiamato terrore.
Nera pece avvolge l'attimo del cupo sorridere,
dietro labbra ammantate di rosso splendore,
bianche parole cercano il candore improbabile,
scontato dolore.