poesie » Filastrocche » Una fiaba d'estate
Una fiaba d'estate
In un tempo assai remoto,
accadde al sole
d'annoiarsi,
cominciò a lamentarsi
ed a prendersela
con l'estate.
Essendo le giornate
lunghe e d'azzurro colorate,
non aveva più le nuvole amiche,
per parlare,
ma solo echi di passate
risate.
Udendo gli spiriti
dell'aria,
la sua tristezza amara,
non sapendo cosa fare,
gli spiriti del bosco
andaron a cercare.
Riuniti in discussione,
non giunsero a soluzione,
difficile era trovare
qualcosa,
per allietare
la malinconia del fulgente astro.
Giunsero infine, a conclusione,
che nulla di più bello
c'era,
se non di regalare
al sole, un fiore nuovo,
mai nato in primavera.
Il più anziano,
il più saggio
fra loro, suggerì
che, questo fiore
dal sogno di bimbo
nascer doveva,
avendo i bambini
purezza nel cuore.
Andaron così
ai quattro angoli della terra,
alla ricerca di fiori
sognati, inventati,
dai bimbi disegnati.
Passati
i giorni
dell'affannosa ricerca,
si ritrovaron nella foresta,
ogniun con se aveva
un panier di fiori colmo:
fiori piccoli e grandi,
umili e sfarzosi,
di seta, di cristallo,
d'oro o d'argento
come le stelle del firmamento.
Eran tutti così belli,
che difficile fu la scelta,
iniziaron a litigare,
alle mani s'andò a finire.
Salvò l'accesa discussione,
il più giovane fra loro,
Evelino,
che appena giunto,
mostrò una semplice
scatolina di cartone.
Dagli altri deriso,
per l'insignificante dono,
cambiarono opinione,
ascoltando del folletto,
la versione.
Spiegò loro, con emozione,
come ebbe avuto
il sogno da un bambino,
che povero, abitava
in una misera capanna
al limitar del bosco.
Giocattoli lui non aveva,
ma ricco di fantasia,
inventar sapeva
con grande ingegno
nuovi giochi,
usando sassi e bastoncini di legno.
In un foglio di carta,
portato dal vento,
lui, così pieno di talento,
disegnò uno strano fiore,
colorandolo col rosso,
dell'unico pastello
in suo possesso.
Commossi gli spiriti,
decisero che quello
era il fiore
più bello,
da donar in custodia
a madre natura,
di sparger il seme
sulla terra, con cura.
In memoria di quel bimbo
sfortunato,
che pace e concordia
aveva riportato,
papavero esso fu chiamato.
Si commosse anche il sole,
che irradiandolo,
ne completò lo splendore.
Ancor oggi, allieta il papavero,
il cuore,
nel vederlo spuntare
fra rigogliose messi,
ornar tra erbe selvatiche,
il limitar dei fossi.
123
l'autore loretta margherita citarei ha riportato queste note sull'opera
amo riproporre fiabe e leggende, per non perdere tradizioni antiche, la fiaba dona serenità a chi la legge, anche se adulto
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0