Tra querce secolari
ed il respiro del vento
la clinica era là
maestosa nella sua dignità,
l'atrio bianco accoglieva
i flebili respiri,
i pochi pensieri
a chi restava solo
a contare il tempo.
Ed ogni volta
restavo a respirare i minuti,
seduta nel suo freddo abbraccio,
quando entrando mi accoglievano
gli sguardi spenti
attaccati a fili di flebo e di speranza,
pochi lamenti,
il cigolio delle carrozzelle,
scandito da orari di uscite e di riposo,
e lunghe ore trasparenti,
come vuote caramelle.
La clinica bianca
delle notti bianche,
delle teste bianche,
fra le voci spente e stanche
un canto,
le note stonate di un buon compleanno,
con nella gola un groppo,
un anno di troppo.
Poi uscivo dal suo abbraccio
dalla sua apnea,
mi credevo fortunata
ricordo ancora l'urlo di una ricoverata
- aiutateli -
a chi credeva di essere diverso e vivo
forse oggi,
capisco il motivo...