Approdano al teatrino della finestra,
le strade,
da tutte le latitudini vissute.
Lo sguardo si appoggia alle mete ancorate,
mentre nella stanza calda di amici
le voci ricordano tempi dismessi
ricalcando toni e accenti
che furono ingenui.
Prive di pietà
le parole rallentano
sugli inizi di destini,
diafani fantasmi dissanguati,
scherniti dal cinismo imparato
ed esorcizzati da risate esagerate
tradite nel fondo degli occhi.
Come è calma la notte stesa a lenzuolo
sui lutti inconfessati!
Dalla finestra aperta
entra un odore infelice d'erba disfatta.
Incredulo guardo fuori
verso qualcosa che è partito,
verso qualcuno che non arriverà più.