Quando l'organo intona
l'ultima tetra nota
della malinconica e funesta
sinfonia della notte
il gelo si accascia al suolo
insieme ad una vertigine di follia.
Un orgasmo policromico
si fa strada
lungo le lunghe dimore
dell'ombra.
Il puzzo della morte
ti si appiccica addosso
costringendoti
ad una danza macabra
e la terra affamata
inizia il suo lauto pasto
con cui ingrassa
e si ingrossa
partorendo nuovo male
e un folle ciclo che sa di inganno,
folle inganno.
Penzolante da un ponte di legno
non sperare di trovare compassione,
ma solo derisione e feroci critiche
di ipocriti farisei
e bigotte vecchie rinsecchite.
Intanto cala la notte eterna
e rimane solo un ricordo,
buono o cattivo,
a illuminare
la misera casetta sul borgo.