Entrare nella bottega dei sogni
era già una magia,
la chiamavano lo spaccio da Maria,
era lì fra il bancone
e la confusione
che si costruivano i sogni.
Nascevano tra la polvere degli scaffali,
tra gli oggetti strani,
e le cose comuni.
Tra le matasse di lana colorate
e le matite abbandonate,
non mancava niente,
quando le esigenze eran limitate.
La copia della statua della Libertà,
la Pietà con la Madonna,
la torre di Pisa,
parlava di città lontane,
un ricordo perso e confuso,
le sigarette, il sale,
i calzetti di lana,
misurati nel pugno chiuso.
La carta paglia, la pasta,
le caramelle, i francobolli,
le frittelle.
La cabina del telefono imbottita,
dove entrava a parlare
ed usciva, con speranza, la vita.
Il panino con la mortadella di Bologna,
fatto con la fantasia,
e poi lei, Maria.
Le sue storie dietro al banco
e il suo cane vecchio, che dormiva stanco,
i capelli raccolti dietro la nuca,
il grembiule di lino,
gli occhiali con le catenelle,
parlava di sogni, di misteri,
della vita, di magia...
Oggi che ritorno...
È sparita,
la bottega di Maria.